ecnologia e capitale umano rappresentano oggi due asset fondamentali per lo sviluppo competitivo delle imprese. Lo confermano i dati emersi dal primo Avviso 2025 di un importante fondo interprofessionale per la formazione manageriale, che evidenziano come oltre l’80% dei piani formativi aziendali si concentri su innovazione tecnologica e digitale (51%) e gestione delle risorse umane (32%).

L’iniziativa è nata con l’obiettivo di fornire strumenti utili a imprese e dirigenti per affrontare i profondi cambiamenti in atto, che investono l’intero sistema produttivo e organizzativo. L’interesse espresso dalle aziende suggerisce una visione integrata: da un lato l’evoluzione digitale, dall’altro le persone chiamate a governare queste trasformazioni, in un binomio sempre più strategico per la competitività aziendale.

L’Avviso ha messo a disposizione 10 milioni di euro, a fronte di 1.072 piani presentati che hanno richiesto complessivamente circa 13 milioni. Sono stati coinvolti quasi 2.400 dirigenti per oltre 112.000 ore di formazione. Particolare rilievo assumono 11 piani aggregati, che vedono la collaborazione di 39 imprese operanti in reti, filiere e catene di subfornitura.

Le grandi imprese costituiscono quasi la metà dei soggetti proponenti, con una forte presenza in regioni come Lombardia ed Emilia-Romagna. Rilevante anche la partecipazione delle imprese di medie dimensioni, in particolare nel Nord-Est. In aumento il coinvolgimento delle piccole realtà, agevolate da specifici incentivi, che rappresentano il 16% del totale. Complessivamente, le PMI costituiscono il 54% delle aziende partecipanti, con la Lombardia al primo posto per numero di progetti, seguita da Emilia-Romagna, Veneto e, nel Sud, dalla Campania.

Le grandi aziende tendono a focalizzarsi sulla valorizzazione del capitale umano, mentre le PMI si orientano principalmente verso l’adozione di tecnologie innovative, spesso con soluzioni smart pensate per affrontare mercati digitalizzati e in continua evoluzione. Meno rilevanti, seppure presenti, i temi legati all’internazionalizzazione, alla gestione della supply chain, al rischio e alla sostenibilità, quest’ultima sempre più intesa come leva strategica e non solo ambientale.

Le parole chiave ricorrenti nei piani formativi delineano chiaramente le priorità: intelligenza artificiale, digitalizzazione, gestione dei dati e cybersicurezza. Emergono anche concetti come leadership, organizzazioni data-driven, performance e strategie orientate all’analisi, a testimonianza di un approccio sempre più misurabile e orientato ai risultati.

In merito alle modalità formative, quella in presenza si conferma largamente prevalente (93%), grazie anche all’adozione di approcci esperienziali e d’aula. La formazione a distanza si mantiene marginale (7% del totale delle ore), impiegata soprattutto come supporto alla formazione tradizionale, con una distribuzione del 5% in modalità sincrona e del 2% in modalità asincrona.

L’analisi complessiva dei dati evidenzia come la formazione manageriale rappresenti oggi una leva fondamentale per rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento delle imprese di fronte a sfide complesse, confermando una crescente consapevolezza sull’importanza di investire nelle competenze per affrontare con successo i processi di trasformazione.